Macbook Pro 15 e 17 del 2011

Voglio dedicare un post ad uno dei computer più interessanti e controversi mai prodotti: il Macbook Pro 15 e 17 pollici del 2011. In quello che è stato uno degli anni più importanti nella storia informatica, vennero introdotte le architetture Sandy Bridge di Intel per le CPU e GCN di AMD per le schede video, con salti di prestazioni in un solo momento mai più visti da allora. Prodotti così rivoluzionari che un pc costruito con i7 2700k e hd7970 quell’anno potrebbe ancora oggi nel 2021 eseguire tranquillamente qualsiasi gioco a framerate e dettagli soddisfacenti, testamento dell’incredibile salto in avanti avvenuto allora, ma purtroppo anche della terribile stagnazione che è seguita poi fino al 2018.

Un balzo in avanti incredibile

Questo macbook, introdotto ad inizio 2011, beneficia appunto delle CPU Sandy Bridge per portatili, per la prima volta quad core su portatili Mac, con un più che raddoppio di prestazioni (aumento del 100%) rispetto ai precedenti modelli da 15/17 del 2010 che a loro volta avevano il doppio delle prestazioni rispetto ai precedenti 2009! Pensate che invece dal 2011 al 2017 l’aumento sarà soltanto di circa 5% ad ogni passaggio di generazione, con uno stop tra l’altro tra 2013 e 2015, per un aumento totale di meno del 30%. E anche se nel 2018 finalmente verranno introdotte le cpu da 6 core in portatili per arrivare a raddoppiare teoricamente le prestazioni del nostro eroico 2011, in realtà i problemi di surriscaldamento e alimentazione insufficiente relegano questo miglioramento a pura teoria, in pratica risultando incostanti se non del tutto incapaci di mantenere quanto promesso.

Tutto questo aumento di prestazioni è risultato dal raddoppio dei core, con l’uso di processi produttivi più miniaturizzati, ed enormi miglioramenti di architettura come l’integrazione del controller di memoria nella CPU, il ritorno dell’hyperthreading, l’ottimizzazione delle latenze interne e l’introduzione delle istruzioni AVX. Anche la GPU integrata vide un enorme salto avanti con l’integrazione all’interno della CPU.

La seconda enorme innovazione è in connettività, con l’introduzione della prima porta Thunderbolt che permette di collegare dispositivi esterni con un estensione del protocollo interno PCI Express garantendo l’eliminazione della latenza di comunicazione, oltre ad una banda passante già equivalente alla USB 3 che sarebbe stata integrata solo l’anno dopo.

Non è tutto oro..

Ma in tutto questo ben di dio si nascondeva un anello debole, che era poi lo stesso di tanti altri macintosh precedenti e successivi: la scheda video.

A inizio 2011 AMD utilizzava ancora la vecchia architettura VLIW, efficiente dal punto di vista grafico ma ancora prodotta a 40nm e sopratutto pessima come prestazioni GPGPU (non puramente 3d). Ma sopratutto il chip non era in grado di resistere alle temperature assurde che Apple aveva settato per attivare le ventole, cioè 95 gradi, per una scelta che privilegiava la silenziosità rispetto alla durata dei componenti. Già dopo pochi anni gli utilizzatori davvero “pro” della macchina avevano riscontrato i primi decessi prematuri del chip grafico, inizialmente non coperti come garanzia da Apple, ma con il tempo e il deteriorarsi delle caratteristiche di conduttività della pasta termica questo destino ha colpito ormai qualsiasi modello di quell’annata (da early a late 2011). Apple ha offerto dal 2015 al 2017 la sostituzione in garanzia estesa delle schede difettose, ma questo non fanno altro che rompersi nuovamente. A causa inoltre di un ulteriore scelta completamente irragionevole di Apple, pur essendo la macchina dotata di due schede video e della possibilità di utilizzare entrambe in base al carico di lavor, il macbook si avvia di default dalla GPU dedicata rendendolo addirittura impossibile da accendere quando questa si danneggia.

Nuova vita

Fortunatamente, nel tempo sono stati scoperti metodi non documentati ufficialmente per cambiare questo comportamento e disattivare completamente il componente difettoso, con la sola vera controindicazione di perdere la possibilità di utilizzare l’uscita Thunderbolt per monitor esterno; la differenza dii prestazioni della HD3000 integrata è ininfluente in quasi ogni ambito, e si riduce anche il surriscaldamento complessivo.

La macchina sarebbe lenta per gaming ed export video anche con la AMD ancora attiva; invece, con il giusto trattamento completo di montaggio di SSD, espansione a 8 o 16gb di ram e cambio di pasta termica con miglioramenti di dissipazione thermal pads, rimane una eccellente scelta a basso costo:

– per diting e produzione audio, grazie anche alla presenza di ben 3 diverse connessioni per interfacce Thunderbolt, Firewire e USB e alle sempre ottime prestazioni in bassa latenza di macOs

– per uso grafico 2D grazie allo schermo di buona qualità, sopratutto nella versione opaca, se calibrato offre ancora una buona fedeltà cromatica e una visione piacevole

– per montaggio video con Avid o anche Final Cut usando proxy, sopratutto se espanso con 16gb ram a 1866mhz, pur avendo tempi estremamente lunghi di export e applicazione effetti/color a causa della scheda video molto vecchia

– ovviamente come macchina da web/ufficio per tutti i giorni, superando ancora oggi le prestazioni CPU di molte macchine vendute a meno di 500 euro con CPU ancora dual core i3 o ancora peggio Atom/Pentium/Celeron

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